TREVISOLAICA che ovviamente è una Treviso PIU’ Europa, con (speriamo) più laici, più socialisti, più liberali, più radicali…


Nati dopo il muro, a Treviso in 8.000 al voto… un altro articolo su cui riflettere
27 novembre, 2007, 7:26 PM
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La blog generation

Ragazzi classe ’89

Nati dopo il 9 novembre 1989. Nati dopo il muro. Compiono diciotto anni i figli del post-comunismo. Cresciuti senza i due blocchi, senza le ideologie del Novecento. E’ una data spartiacque. Una rottura generazionale pari a quella fra i baby boomers degli anni ’50 e ’60 e i loro padri, fra chi aveva visto la guerra e chi ne aveva soltanto sentito parlare.

Il lessico stesso della politica, imperniato sui concetti-chiave degli ultimi due secoli, destra e sinistra, così lucidamente riassunti da Norberto Bobbio (destra come privilegio dell’affermazione individuale, sinistra come inclinazione all’eguaglianza), sembra oggi messo in discussione.

“Bamboccioni”, li ha chiamati il ministro dell’economia Tommaso Padoa Schioppa Il 60% degli under 34 vive ancora con i genitori. «Generazione x» degli indifferenti, degli «sprecati», «svuotati»: sono stati definiti in mille modi, con un comun denominatore: l’a patia, il disincanto, il rifiuto della politica. Così lontani dai loro padri del ’68, del ’77, perfino della Pantera. Alle primarie del Pd del 14 ottobre, fra quelli che sono andati a votare, solo il 19% aveva meno di 34 anni. In compenso, quando fanno parlare di sé, è perché si azzuffano negli stadi, si bullano a scuola e su You Tube, si sballano il sabato sera, si fanno le canne «per combattere l’ansia», come ha detto Raffaele Sollecito. Prendono l’Erasmus per una puntata di Lucignolo bella vita, si conoscono e vanno subito a letto. Il sesso diventa un «ammazza-caffè».

Sulle cause di questo deserto ci sentiamo di suggerire solo una delle possibili risposte: il nichilismo, la morte di Dio. La rassegnazione di chi «ha annusato che la politica non è più il luogo delle decisioni, essendosi questo luogo trasferito altrove: nell’economia organizzata quasi esclusivamente da fattori tecnici». (Umberto Galimberti, “L’ospite inquietante”). Non ci sono più rivoluzioni da fare quando capisci che anche i padroni sono solo ingranaggi. Quando comprendi che il futuro non ha in serbo fulgide aspettative di carriera ma la frustrazione del precariato: solo un terzo delle assunzioni sotto i 40 anni ha la fortuna di un contratto a tempo indeterminato (Boeri-Galasso, “Contro i giovani”) . Quando vedi che sono i cattivi esempi Corona e Gregoraci a fare soldi con lo showbusiness. Che persino nello sport non puoi più credere in nulla, dal Tour de France alla Formula Uno.

Eppure a volte gli stessi giovani ci stupiscono per i gesti di assoluto idealismo. Prendono e vanno sei mesi negli slum dell’A frica, fanno volontariato. Conoscono le lingue. Affollano i raduni con il Papa. Scrivono i blog.

Nei prossimi mesi 7.694 nuovi elettori trevigiani, diventati maggiorenni fra il 1 giugno scorso e il 31 maggio 2008, saranno chiamati a votare alle politiche (se ci saranno) e alle comunali di Treviso (in 656). Li abbiamo intervistati, scegliendone un campione fra gli studenti delle quarte e quinte delle superiori. Dicono di non credere più a nessun partito. Confessano una vaga preferenza per questo o quel leader, Fini e Veltroni su tutti. Fra loro non parlano di politica. Ma è altrettanto vero: la politica non sa più parlare con loro.

da La Tribuna di treviso del 15 novembre 2007



Il Veltrusconismo. Un articolo di Sbarra su cui riflettere
26 novembre, 2007, 1:09 PM
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Intanto leggiamo cosa scrive Giampaolo Sbarra sul suo sito (www.Treviso2008.it). Nei prossimi giorni ci rifletteremo.

Comincia l’era del “grande restauratore”?

Quando, tra il 1992 e il 1994, dopo la bella stagione dei referendum elettorali, si formulò per la prima volta l’ipotesi del Partito Democratico, pochi vollero crederci: non gli ex democristiani (indecisi se stare a destra o a sinistra), non gli ex comunisti (ancora scioccati per la perduta egemonia sull’opposizione); era troppo avveniristica quella proposta, seppure ben inserita nella logica maggioritaria, e forse non era adatta al ceto politico italiano, diffidente della laicità, intimamente sottomesso alle grandi chiese del cattolicesimo e del comunismo; fin da allora, del resto, le burocrazie di partito stavano progettando la riscossa; inizialmente essa prese le forme del Mattarellum, una legge elettorale parzialmente proporzionale che – unita ai regolamenti parlamentari e al finanziamento pubblico di partiti e giornali di partito – aveva il preciso scopo di salvaguardare la partitocrazia, in attesa di tempi migliori.

E tuttavia, i referendum elettorali uno scopo lo ottennero: introdussero il sistema dell’alternanza, in un Paese che si caratterizzava per la durata brevissima dei governi e l’immarcescibilità del ceto politico. Poi le cose sono maturate: il bipolarismo “sabotato” ha dimostrato le sue carenze, anche per la sovraesposizione delle estreme (estrema sinistra, estrema destra e Lega), e i grandi partiti hanno dimostrato l’incapacità di diventare poli di attrazione reale, favorendo una assurda frammentazione partitica. Così è degenerata la Seconda Repubblica, travolta dall’ipoteca della Prima.

Il colpo mortale al bipolarismo è stato dato dal Porcellum, la legge elettorale proporzionale voluta dalla destra, ma non disprezzata dalla sinistra, che sta svolgendo i suoi perfidi effetti.Il Porcellum ha aperto la via alla restaurazione proporzionale, travestita da “riforma”, e su questa “riforma” variamente condita, potrebbero convergere i due maggiori partiti: quello di Veltroni e quello di Berlusconi.Vedremo come andrà a finire, certo che i segnali sono inquietanti: i due maggiori partiti stanno lavorando contro il sistema dell’alternanza e contro i partiti minori.

Ma altre caratteristiche li avvicinano: essi sono sostanzialmente “televisivi”, e i loro leader si caratterizzano per la buona capacità (e la volontà) di utilizzare fino in fondo i mezzi di comunicazione di massa; in entrambi i casi i gruppi dirigenti sono sostanzialmente imposti dall’alto, nell’un caso bloccando i processi democratici interni, nell’altro organizzando elezioni primarie “finte”, che devono legittimare le decisioni prese a Roma. In entrambi i casi, ancora, la laicità viene ridotta al margine, talché si può dire che con questi partiti (per la sudditanza che dimostrano al Vaticano e alla Cei) forse non verrebbe approvata la legge 194 sull’interruzione volontaria della gravidanza e chissà la legge sul divorzio; del resto, la vicenda della Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita ci spiega tutto, per non dire del finanziamento alla scuola confessionale e dell’esenzione ICI degli edifici religiosi non adibiti a luogo di culto.

Le cose non si mettono bene, per il centrosinistra, se osserviamo che l’estrema sinistra è contraria per motivi “ideologici” alla ricerca scientifica sul nucleare, sugli inceneritori e sugli OGM (e ha contribuito con il suo voto all’esenzione ICI degli edifici ecclesiastici), mentre il centro “teodem” – che riesce a condizionare la politica del PD – è contrario per motivi “etici” alla ricerca scientifica sulle cellule staminali embrionali, alla clonazione terapeutica, al “divorzio breve”, al testamento biologico (e non parlo dell’eutanasia), perfino all’uso terapeutico della cannabis.

Ma soprattutto le cose si mettono male per il Paese: viene da pensare, così, che questo bipolarismo sia transitorio, anche perché poco promettente per il futuro, e che debba essere ripensato. Se non sarà eliminato. Ho tutta l’impressione che il “veltrusconismo” possa avviare l’era della grande restaurazione: sistema elettorale proporzionale, ceto politico cooptato, sovrapposizione tra economia, sindacato e politica, clericalismo e sottomissione al Vaticano, marginalizzazione dell’Italia in campo scientifico e culturale.

La conseguenza di tutto ciò? L’aumento delle ingiustizie sociali, perché, come sempre, chi può va all’estero: per studiare, per produrre, per la fecondazione assistita; perfino per rifarsi una verginità (magari grazie alla Sacra Rota). Gli altri stanno a casa, nella società dei bamboccioni.

Giampaolo Sbarra
Consigliere comunale di Treviso
Gruppo della
Rosa nel Pugno



l’irresistibile contropiede dei prof
21 novembre, 2007, 8:11 PM
Filed under: Elezioni comunali, Sbarra, Senza Categoria, treviso

Sulle pagine di Tribuna, oggi l’irresistibile “contropiede” del prof Brunetta: visto che alla “Margherita pigliatutto” vanno segretario regionale e provinciale del partito democratico, “almeno il candidato sindaco di Treviso vogliamo darlo ai DS ?” Ora so a cosa serviva un “nuovo” partito: se prima tra diessini e margheriti era zuffa tra due partiti, ora è tra due partiti dentro lo stesso partito. Non stupisce invece che il prof “lanci” la candidatura del prof Zanetti: “Un bel candidato per questo centrosinistra cittadino rinato sotto il simbolo del Partito democratico” (Sic!). Per “questo” centrosinistra certo sì è il migliore dei candidati, visto che per “questo” centrosinistra nuovo, anzi “rinato sotto il PD” la scelta di un candidato non è neanche più questione di equilibri e trattative tra le segreterie dei partiti, ma addirittura di resa dei conti interni tra correnti di uno stesso partito. Ecco perchè non volevano e non vogliono le primarie vere proposte da Sbarra (anche lui prof, ma di un’altra scuola) ossia lasciare che la scelta sia fatta dagli elettori e non dai “vertici” sempre più autoreferenziali dei partiti. Qualche maligno oggi mi diceva: quei poverini degli ex diessini giunti al capolinea s’aggrappano all’idea che il candidato sindaco sia uno dei loro non perchè un ex pci (e per Zanetti quelli del pci erano bei tempi!)  abbia qualche minima possibilità di vincere a Treviso, ma perchè, con la preferenza unica ed in una lista unica assieme a quei volponi degli ex democristiani-margheriti, questo è l’unico modo di fare un consigliere. Dall’orgoglio di partito all’orgoglio di corrente. Che tristezza!



laici a Treviso
4 novembre, 2007, 10:13 am
Filed under: laicità, treviso

Mentre partecipo ai lavori del Congresso di Radicali italiani a Padova (appena ho un po’ di tempo, proverò a dirne qualcosa), mi viene in mente di cercare su Google “laici a Treviso” e cosa mi esce? il sito di una parrocchia, dove si annuncia che per il prossimo Natale due parrocchiani avranno  l’incarico di distribuire la comunione durante la messa… Nient’altro. I laici a Treviso sono così forti che presto sostituiranno i preti!

Bruno Martellone